venerdì 5 marzo 2021

[1974]


Lo slancio che fa volare è il grande possesso umano di noi tutti. È il senso di collegamento con le radici di ogni forza, che ben presto ci angoscia. È maledettamente pericoloso. Perciò la maggior parte rinuncia volentieri al volo e preferisce camminare per i marciapiedi con le dande delle prescrizioni di legge, lei invece no, lei continua a volare come si addice ad un bravo giovane

Hermann Hesse, Demian, cap. 5: (L'uccello lotta per uscire dall'uovo)


1

Peter Pan, en tò pan

sulle tue ali vola Pindaro schizoide (...ergo sum)

o a bordo del flying Dutchman

per l'indecifrabile palinsesto della notte,

U.F.O. magico, allodola incendiata, usignolo oppiomane di Keats;

in ogni istante in ogni cosa: l'eternità;

fuori del tempo un'ombra plana su Kensington Garden

in musica di flauto di canne

esplode il cervello di J. R. Barrie.

deflagra su fioriti-gelati stagni

ove tu giochi, fenice rinata in umidi prati

(tat twam asi).

A volo d'uccello il tuo corpo (anima-cometa)

attraversa il cielo stellato

(la vita è un viaggio

verso l'isola che non c'è).

2

L'essere. È, sottile corpo parmenideo (o Wendy!),

disperata libidine che fa esistere, unica luce - unica via scorre

(forse morire è volare).

3

Dove sei, nucleo, lampeggio stroboscopico, luogo indefinito dello spazio? ovunque?

o punctum gaudens

generatore supremo,

dove?

cellula

molecola

nel cervello?

nella sala del trono?

4

Come chiamarti, nebulosa costellazione d'essenze

(ed esistenze)?

Furore, volo, atemporale visione,

mentre si rincorrono teogonie e cosmogonie,

illuminandosi

sul nevoso corpo dell'universo.

Lascio che di te parli quest'immagine, questo segno, questo sogno

nel vortice elettrificato,

tendendoti le braccia da stravolti universi

(de profundis in technicolor),

senza un'immagine, un segno, un sogno (quando balzerai nella stanza dei giochi?) bisogno di luce, desiderio proibito,

io, fantasma di un violinista venuto dal niente. 

5

«Elementare, mio caro Watson, elementare»:

o Peter astro d'un cielo inglese; idolo di una infanzia; 

cometa senza dimensioni; espandersi divenire sciogliersi morire; incenso agli dei, oro ai re; mirra per i 

morti; tu sei dappertutto e da nessuna parte, ma qui sei da nessuna parte, sto scrivendo l'epistolario tra 

me e la tua immagine (scrivendoti – scrivendomi divento tautologia di carne e spirito

in una vertigine di significati e nel loro conseguente venir meno: gira la ruota); spazio bianco, e volatilizzarsi,

e disperdersi;

io sono immaginario;

il pensiero vola, la parola vola,

o si vola o si cade,

tutto è parola tutto è pensiero come Peter Pan in volo, qui c'è la chiave;

io-tu, scomparendo da questo universo «Quoi? L'eternité.

C'est la mer mélée

Au soleil». Poema d'ogni poema,

levitativa catarsi,

fuggire d'una fuga musicale – orgiastica allitterazione. 

nell'unica parola-silenzio, tu vivo.

senza più dove, qui lo spazio-poema si canta, si decanta: scendi un istante

in questo fatuo, raffinato,

immediatamente deperibile poema,

nel suo scriversi e parlarsi,

essere, sentire, pensare,

colloquente coito solipsistico di tutti i sogni, come già dissi Hölderlin e Pindaro;

in un cielo fumoso;

aereo fiore – c'è dell'altro (?)

CONSUMMATUM EST (?)



[Testo scritto per la mostra di Duilio Gambino "Gambino & company", Saletta Arte Contemporanea, Cuneo, maggio 1974.]

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