lunedì 22 marzo 2021

della defigurazione, appunto finale


ruote immobili, da sempre e per sempre, l'eleganza tutta erotica dell'assenza, assai lontano dalle scorie tossiche di dialetti poveristi e non, indebitamente internazionalizzati, come dall'artigianume simildomestico degli analfabeti in fiera con aspirazioni mitologiche o che, quanto dalle sedicenti generazioni a venire, che non verranno mai, o troppo presto, restandoci a dir poco secche, chi glielo va a spiegare che il tempo non esiste il resto neppure?
- spazio assai più che tempo
parlò la versiera in un andito scuro, nel fiore di e da lei stessa dipinto: in assenza di sé.

della defigurazione, continua l'appunto finale della morte dell'arte, a esequie compiute, dopo il gran tedio da qualche parte passa un tubo di plexiglass, un cilindro alieno sorretto da due staffe si riflette nel nero incorniciato dal nero, dove invisibili dimorano i fantasmi delle bambine di balthus e di mapplethorpe, a loro volta ancor più inesistenti, quali rappresentazioni del futuro, così altrissimi rivelantisi nonluoghi della contemplazione e del suo estinguersi fra intensive consultazioni dei puffi e di tiramolla iniziandosi il ritorno di tutti i ritorni verso gli esseri alati, sfingi, chimere, ippogrifi, fenici, senza necessità di gran movimento l'arte uno stato mentale, che non esiste, né persiste in cosa o dove ella si giace nella grande casa voluttuosamente precisò fra gli sghignazzi battendo su un vecchio tegame








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