mercoledì 13 marzo 2024

Mi procreo su me stesso, recitava, sul mio stesso corpo, come cane su cagna, cinghiale su scrofa. Luce nascosta dalla luce. Luce nascosta da che cosa? Dalla luce. Era naturale che in transe diventasse, sciamanicamente un maiale, penetrando di colpo nell'eternità o in un che del genere con tutto il corpo, se la sua dama era una scrofa, e proprio come le scrofe tantriche dei sistemi nepalesi e tibetani, adamantina e fiammeggiante. A ciò fu attribuita la cura di un'irritazione dei nervi. Per recitare servirsi della gola come di un utero, semplicemente, sia pure per il sonetto di Gottfried Keller ininterrottamente citato da Wittgenstein, intitolato l'apparenza inganna, la casa ben pulita dentro e fuori, serpi orrori e putredine nella cantina, ma ancor più in fondo è sepolto un tesoro smisurato che non vedrà mai la luce, ci potete scommettere. Alternativamente il sonetto di J. Berryman, Ménage à trois alla maniera di Tristan a Parigi, e fu il caos. Alla domenica si rinnova il senso degli enigmi inaccessibili di Kafka, per cui ella posava nuda in una notte che non era abbastanza notte, così un altro sonetto di imprecisata memoria. Come un'onda di forza e di luce vide, dentro un paesaggio del tutto morto l'aquila, tranquillamente immobile.




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