venerdì 15 marzo 2024

Il giorno undici del mese di giugno


V W: la sua continua lotta contro il malessere in tutta la vastità terrificante che lo caratterizza deriva, nietzschianamente parlando, da un eccesso di salute; emicrania e cefalee atroci, insonnie, paure, terrificanti crisi depressive, stati di vuoto dolorosissimo; ciò che costituisce il tratto distintivo della signora Virginia rispetto a tutti, ma in particolar modo ad un certo bibliotecario francese che affermava la vita "fin dentro" la morte, è l'affermazione della vita contro la morte; accade che la morte a titolo di pura e dinsinteressata amicizia la accompagni durante una passeggiata, la restituisca al fluire eracliteo delle acque e la liberi da tutte le ormai insostenibili miserie.

Il desiderio della sibilla cumana ("apothanein thelo") non è: (io) voglio morire, perché la sibilla vive oltre ogni morte possibile, oltre la biologia convenzionale di ogni vita umana; ella desidera cominciare l'esilarante spettacolo della morte dei consultanti, i quali, con diligenza tipicamente pagana, si guardano bene dallo esaudirla a loro spese (semmai in conto terzi), ma fanno del vaticinio un argomento da gozzoviglia e da orgia, il che denota e connota una pari raffinatezza di linguaggio.

"Venire venerdì", che è sempre un altro giorno, come marmellata ieri e marmellata domani, sono le parole che la regina dice alla bimba alice, le parole che certi cinesi dicevano a certi americani in preda al malessere, ripetibili a piacere in varianti infinite; venerdì è un giorno singolare, un altro giorno ed un giorno altro, un selvaggio introdotto nella logica del racconto, e, perché no, un cane singolare quanto il nome che gli è stato affibbiato, ma in un modo sempre leggermente variato, perché caldi sono i vapori e le luci dell'astro che presiede a tutto questo andirivieni, fra il giovedì ed il sabato.

La musica con incalcolabili carovane di metafore non antropomorfe in ogni frazione di tempo sempre troppo piccola e troppo in evanescentissima fuga per poter essere analizzata, classificata, o anche solo descritta in base agli ormai sacri canoni della banalità universalizzata.




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