martedì 12 maggio 2020

la fossa delle marianne


Gemendo debolmente s'inabissa in piaceri. Senza numero. Molti nomi.
Insostenibili pressioni e depressioni.
Altro che pseudotautologie e banalizzazioni.
Jean de Breyne, "Agenda Gallimard", segue data.
Collegarsi a varie risme di carta.
Onirica apocalisse - vesti dischiuse. Altro da: adesso fanno anche i moralisti e valutano secondo il principio di realtà, così lo chiamano loro.
Di come fra le pieghe di un ozio apparente si celasse un'attività frenetica e tutto sommato inspiegabile se non di e da per se stessa.
Istruttiva e insieme distruttiva la serata precedente: un florilegio di umilianti banalità. Sequela ributtante e ributtanti i soggetti. In un disordine sciamanico la bambola - pure gli angeli c'entravano, le procedure erano ultrafisiche e manco a dirlo bizantinissime, sebbene più che di procedere si fosse trattato di un rimanere sospesi in beatitudini estatiche.
Jean de Breyne, "Agenda Gallimard", di stupefacente perfezione il fraseggio e quant'altro.
Sinfoniche e stereofoniche le due voci femminili, emesse si pensava da luoghi diversi, collina e montagna, differenti e pur a loro modo consone, d'ineschivabile smisuratezza i portati. Fattori di assorbimento e retroazione della riflessione estetica nel corpo inventivo dell'opera - quali soglie. Cosa di più splendido della lentissima danza dei fiocchi di neve al di là dei vetri, con un potenziale di oblio di quanto stupida, cattiva, volgare nonché d'asfissiante cretinaggine fosse un'esistenza di compiuti beoti, errati per struttura - a ogni effetto impraticabile.
Sagomando l'intradosso con festoni in controcurva - analoghi gli specchi in epoche successive - benché avesse sofferto di crisi di agitazione paradosse, al limite del patologico e del linguaggio disse dite loro che ho avuto una vita bellissima, quasi l'identificazione dello pseudo nella parte introduttiva al trattato dei nomi divini.
Qualcosa di irrimediabilmente schifoso - un presentimento, nell'attesa di dolcissima androgina. Più che mai arduo distinguere fra suono e rumore, rari i criteri di organizzazione che aiutino; eppure dentro a questa differenza si vive, si alloggia ed alberga, non diversamente che in un appartamento o in una stanza.
Nelle capitali del mondo morgane lo adoravano. Arbusti verdeggianti: catene zuccherine, esposizioni oniriche, nulla che si muova. Stravissuti panni e ridanciana pulzella. Normale: ma il pensiero l'aveva superato, addio per sempre. Gli anni eterni che i giocattoli trattengono - con lei.
A Cangrande: rimuoverli dalla miseria e condurli alla beatitudine. Occhi metallurgici - l'infelicissima età del ferro, stravolgerli, Miller nel trentaquattro: entrare in quel cretto, fino agli occhi. Un modo ridotto a zero, se qualcuno leggesse l'enigma del cretto o buco, senza neppure una traccia a ricordarlo, se qualcuno avesse il minimo sentimento intorno al fenomeno che si etichetta come osceno, il mondo precipiterebbe, crollerebbe andrebbe giù, era l'ora, tempo dell'europa centrale e distruzione del tempo dell'europa centrale, come di ogni altro, Mozart. Wittgenstein stava arrivando.



jean de breyne, là ailleurs (con interventi di riccardo cavallo)




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