A pensare l'io in quanto dispersione originata da una simulazione
si intravede qualcosa:
la quarta persona del singolare; l'anonimato;
quadri oltre la distruzione ed il rovesciamento degli occhi nonché
del supposto osservatore - il film guarda sé stesso, non riflessivamente
ma processualmente, il testo si racconta e basta.
Commenti instaurano e insinuano amplificazioni e alterazioni -
si vuole dare alla sfera empirica la modalità della colpa - espiazione -
sofferenza, passi da me questo calice etc.? sarebbe veramente troppo
fare e prendere sul serio, alla faccia della gaia scienza (quella che
considera vera la verità che fa ridere)... E pensare, con gli accessori,
come ora, solo dispersione l'io, come dio, fittizio capo di imputabilità
e centro inesistente di una storia fra storie.....
(22/7/81)
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