sabato 5 ottobre 2019

scomparvero le icone


scomparvero le icone.
comparvero le sirene.
il vettore k, si ripete k nella scrittura, dove è dio sacralmente nella lateralità l'acqua dove ogni identità scompare in relazione alla nominazione infinita l'unica non vana; il silenzio delle balene o sirene, in una regione di topologia R,

nell'interlinea a scorrimento rapido che trasporta bisanzio qua e là, allora cercatelo, cercate lui, nomi non se ne fanno, nell'accendersi del nero, proprio là, e qui, quel che sia, cercatelo, per l'assenza di luogo di quella lucentezza, nomi non se ne fanno e spiegazioni non se ne danno-
quanto a quell'altra: dalle cantiche buie, come cantine di gennaio e di febbraio lungo la frattalica che corre per la costa orientale
e west coast ma il luogo è bisanzio ovunque bisanzio dentro di lei

la dea della castità e della purezza sta strofinandosi e strofinando il suo sacratissimo culo su un parquet in fase palingenetica, oltre che in una delicata mimesi della sodomizzazione, rituale e non, delle fanciulle, a sparta e dintorni, proprio lei, là a strofinarsi il culo, lei che ci viene dietro, nei numerosissimi sensi dell'espressione,  pura algebra, ma pura quanto e poi così casta da non parere vero, la qual cosa infatti è, nulla essendo vero, e tutto permesso
la bella addormentata alias dea della purezza e della castità - finché narcosi la dura si sarà già svegliata? oppure nel sogno e nel bagno si sarà orgasmata, strofinata e stropicciata? invece no: dal telefono si apprende che al lavoro si è già recata, il che consiste nello strapazzarsi il culo e la mente contro pareti e parquets, linoleum e moquettes.





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