mercoledì 7 dicembre 2016

canzone a ballo di lancai he, l'immortale dal canestro di fiori


È Lancai He a scandire il ritmo della canzone,
che può farci il mondo?
Rosso è l'albero di primavera,
il fluire degli anni l'andirivieni d'una spola.
Gli antichi vanno per il caos senza ritorno,
quelli di oggi a miriadi sciamano ancor più numerosi.
Sul far dell'alba cavalca la fenice che è maschio e femmina,              
raggiungendo il vuoto cielo smeraldino;
per trasformazione il campo di gelsi genera l'onda bianca.
Splende di sole il paesaggio immenso ai limiti
estremi del vuoto
dell'aureoargentea reggia degli immortali
La soglia è di roccia,
a doppie ante*.



*variante possibile: la soglia è uno spacco, nella roccia altissima.


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Il testo è databile fra l'epoca della dinastia Tang del sud e quella Song. La figura di Lancai He, immortale fra gli otto del taoismo, si manifesta in forme androgine, è venerata pure nel buddismo; un canestro di fiori ne condensa l'intera simbologia (fra l'altro mutò dei petali di peonia in sette splendide fanciuille). Lo si raffigura anche come un ubriacone ed un cantante di straordinarie capacità, sebbene nessun canto sia mai uscito dalla sua bocca. Questa poesia, sotto le apparenze del tutto ingannevoli d'una filastrocca popolare, cela i temi fondamentali del taoismo e ne adombra almeno due di quelli principali buddisti, l'impermanenza e la trasmigrazione.

[Testo pubblicato originariamente negli anni novanta sulla rivista "Fotocopianda"]

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