mercoledì 6 luglio 2022

[il volume di saffo]

Il volume di Saffo sul tondeggiante ripiano di marmo, colorazioni d'antracite Beujeaulais ancor giovane e non ancora blu nei calici, poco più di un cucchiaio così estatica - che altro. Più di cinquanta grammi le foto del romanzo, tutte in quei fogli, viaggiano su convogli invisibili. Ogni pensiero la faccia di un sistema di relazioni. Riflessi d'un caldo inaspettato blu nella piovosa mattinata. Con precisa distratta lentezza vestiva e svestiva le bambole dal mattino alla sera, cambiava di posto gli orsacchiotti. Il nostro corpo come un'astrazione, così il pensiero e le azioni, sono astrazioni. Ci si può chiedere se queste operazioni simulate nell'immaginazione e apparentemente proseguite indefinitamente hanno un senso. L'aporia iniziale deriva dal fatto di porre il nulla in termini di res: il pensiero che le cose siano un nulla, ma anche quello assai più assurdo che quelle esistano in virtù di un essere, un qualche essere che le fa esistere, crescere, progredire, deperire.

Direttamente dalle sue mani resi tattili e visibili i sogni, presto un foglio, la matita, le fotocopie - l'originale occultato per sempre, agli archivi. Tediose cattiverie e negligenze a dismisura, troppo si soffre, e ostacoli d'ogni sorta. Potente la sua dolcezza in una specie di trance - lei così è un'altra non appartiene al mondo ma è un limite del mondo, terzo sito d'osservazione: diano (i mezzi) alla sua sensibilità di che agire su sé stessa in base a sé stessa; contemplava a lungo le scatole nere, era tutta lì; le mani di pianista, quali segrete armonie e che ritmi decelerati, alle soglie del cupo inverno, tracciavano la sola via d'uscita; i corpi come soavi giocattoli, che nulla e nessuno poteva rompere o ferire. Altro, ma contiguo fino all'intimità dell'indistinguibile, il gelido furore, taluni dicevano sperimentale, di Cecil Taylor, musicologicamente consono a quello dell'estensore di improbabili affidavit e rogatorie, selvaggiamente esercitato attraverso le ere, senza guardare in faccia a nessuno, ciò che avviene fra una cosa e sé stessa. Ciò che prima si risolveva in ritmo diviene mera tensione: irresolubile, irrisolta; lo spazio è il suo theatrum, senza privilegi del visibile né privilegi visibili, irruenza della forza ma anche sua precarietà materializzata in spettacolo - a quali occhi? Possibili operazioni del Borromini: il pavimento di Sant'Ivo alla Sapienza, l'anamorfosi di cerchio in ellisse e di ellisse in cerchio, senza che si possa più instaurare alcuna sequenza temporale, il suicidio. Un tetro silenzio svizzero rotto da accessi ed eccessi. Copioso all'inverosimile l'inchiostro in quei pochi caratteri di scrittura diaristici, dicendo questo è il mio corpo si poneva il problema dei quaderni sulla natura di pura astrazione del corpo, del pensiero e dell'azione, altra da che cosa in una trasmissione essenziale attraverso le sue mani, vale a dire da sé a sé. Scenario virtuale il lascivissimo equivoco di opere compiute - esistono solamente poesie abbandonate. In assenza ancor più presente, nell'opera che va comunque accadendo, attraverso i suoi gesti di grandissima delicatezza. Ripreso, nelle tristezze serali, il libro, book, bouquin; deliberatamente sgangherato l'andamento, a meglio dire l'andazzo pseudonarrativo, ma così ipnotiche e dense frasi e pagine. Se la realtà è primariamente fame e fare i conti con che cosa, ebbene niente a che vedere, qui. In un certo senso è l'ultima mano che elimina l'idea stessa di traccia di una mano, l'oggetto accarezzato è così il soggetto stesso. La coscienza sospesa nel vuoto. Di nuovo lei. Per fortuna e felicità. La dea. Un certo fluidissimo liquore, attinto all'orcomenio fonte delle grazie. Scheggia, compiutissima, di mitologica istoria.




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