lunedì 8 giugno 2020

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Fra l'odierno e il metafisico le illustrazioni per Pinocchio e per Kafka, su piccoli fogli dorati. Ultracorpi nella zuppa iperspaziale, averne. Iperluminosa la bambina nel parallelo. Per sopravvenienti forze maggiori Robottis in quello spazio era inattivo: doppia immobilità della montagna. Assai poco ergonomico l'interieur. Senza sinergia alcuna. L'assenza di Elena nell'intero universo. Si trova all'estero. Marlowiane allora le metafore dell'inferno, telefoni, pubs. La squadra omicidi sul posto, su scala subquantica. Se non c'è Elena tutto è spazzatura. Attraverso i depositi le opere depositate in una corsa senza fine, le lettere segregate, le metà oscure scritte a matita, tutte dentro di lei. Il resto catrame e bestemmie. Ma quanti colori in lei. Unico organo e documento l'arte. L'amore, nel letto e altro, l'amore in questo bicchiere, l'amore immobile come una montagna, l'amore dalla voce di orco e di tuono. Aristotelicamente il passaggio dal non essere all'essere; in un canone di medicina interna dall'essere al non essere; successivo e mediale allo stesso tempo e nello stesso spazio il riflesso della luna sull'acqua, tutto è illusione. Nella metafisica l'essere è degradato a valore. Il cigno investì la macchina e morirono due donne. Stenderli/e; in tutti i sensi immaginabili, dunque l'amore e la morte, giorno e notte, ventiquattr'ore su ventiquattro, in uno sfiancamento intervallato dalle mazzate del sonno. Tale il nome, questo il corpo, equivocamente attorniato dai possessivi; tali, di nube, le opere. Mosè al vitello d'oro nella variante schönberghiana, vattene tu che sei l'immagine - si attingono qui cantitades hechizadas, quantità incantate, copiosità pure. Felici insieme. Delle cose tremende che accaddero al demone quando se ne impadronì. Questa vive nell'iperspazio, dove si applica. Il neoplatonismo attraverso l'aeropagita. Questa bimba, d'un manierismo così efferato e così attento, sopra viene Schumann in silvani incanti della lontananza fisicamente presente a sé stessa in una cascata di note che va diradandosi in esercizi di silenzio, è questa bellezza, e di questa contemplare il brulicante polipaio delle varianti. Né giustezza né concinnitas, i motivi sono graffiti con tutti i mezzi a disposizione, soprattutto un comparire di arabeschi e pseudofigure, alcunché di appropriabile sotto qualunque specie, l'orizzonte è un artifizio, non un dato. Questa vive nell'iperspazio - allacciati per l'eternità; che meraviglia. Il concerto numero ventuno K 467, andante, tempo dell'Europa centrale e cancellazione del tempo dell'Europa centrale. Vedere allora la femmina dal corpo di uccello, genio alato, si chiami tenerezza o si chiami civetta, nonostante e dati i continui duelli amata di un amore così ciranesco. Scattare con furia verso i ricevitori o verso la porta, sul ballatoio dove si arrampica la vite ormai invernale, Mozartiana la dominante che una morbida macchina porta ad estatica decelerazione. Si scosse ripetutamente la gonna sulla parte anteriore, all'altezza del pube, rapidissimo lascivo ed inequivoco il gesto. Soavemente infero il bistrot di Cap Ferrat, un erebo fumoso traversato da luce incomparabile, l'andirivieni di caraffe, le cicche e le cartacce per terra, luogo delle fiabe di fumo, nessuno che facesse i conti con la realtà o parlasse così, vivaddio. "Un mondo ridotto a zero, e senza nemmeno una traccia a ricordarlo. "Crollerebbe il mondo. Che crolli. Eccola, sul terrazzo, con i guanti di gomma gialla da fisting, intenta a rovistare, archeologa di tutti i possibili domani nella terra nera, onde trapiantare rari esemplari, intorno vagano parole.







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