venerdì 17 luglio 2020

per b

A che mani e che occhi.

Envoi e dedicatoria. Paratesto, antepagina. Cara ragazza a quali orari. Il tempo divoratore nel dramma barocco. In uno scenario dal quale è assente ogni ragione che ragione perdere. Cara ragazza in che giorno. Dissero di lasciarla in pace. Eppure la frase troncata. In quale aion, donzella. Per grandi cortesie sottintese e retroagenti veggenze. La natura è sinonimo di telefono. Dire piuttosto come e quanto si orientalizzi il tempo, virando su congiuntivi e schiarimenti illusori, si riprenderà dal peggio nella notte, linee occupate. Si rilegga non potendosi mai leggere per la prima volta, l'ultimissimo bizantinissimo scartafaccio tascabile, la spettrale maquette impressa chissà dove e come, amiche carissime, lo si faccia pure guardando la tv e avvertendo il persistente sottofondo della solitudine, sabato sera. Utilizzerebbe qualunque cosa gli si lasciasse, anche una piuma di coniglio, disse ammiratissima la giovane signora nel suo ovale tahitiano, ma lei non era da meno, nel luogo più splendido e felice dell'universo chiamato casa. Stati di grazia cui si attaccano svariate leggende. Non sopravvivono alla presenza (i dubbi). Sudatissime le danzatrici, che nella pausa si libravano sui loro muscoli sommariamente fasciati e generosamente scoperti, quali emozioni dal rosseggiare della chioma un po' scossa e dalla luminosa repentina bianchezza del viso. "Perché siete fatta all'incontrario, gran dama" (ex Lafferty). Scrivere come leggere e sfogliare, senza fermarsi; la perfezione non può che eternamente ricominciare, il terrore nella stesura diminuire per poi cessare, il foglio si prende tutto, i suoi organi sono assolutamente imprevedibili, e lo rimanda altrimenti; da plurimillenarie ere attendeva quella figura (preiniziali le dualità), il suo fine ornato aperto su più lati al sovrasensibile. Come in una compilazione ipnotica: l'unica, guardarla, ascoltarla. Nient'altro. L'arcuarsi molteplice di docilissima sinuosità, fasciata di blu che varia di elettrico in pervinca, le cerniere chiuse; l'oro che discende luminoso e variabile in una fluidità di miele, perfettamente racchiuso nello spazio che lo contorna, del quale non si dà misura che nel disegnarsi stesso della sua profusione in una tenue luce, finché vi è respiro se ne sogna, non torturatela, avvolgetela in incantesimi di carezze con o senza pretesti terapeutici sequenze diagnostiche e cose affini per tutto il suo essere un tremito sottile della mano, subito nel toccarsi di chi e di che cosa, come, una primaria voglia d'amore, in dualità preiniziali.







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