Con l'aleatorio linguaggio mostro di Scardanelli:
sciogliersi, planare nell'azzurro, nell'assurdo,
o volo, sullo scenario di una metafisica wagneriana
biancore di galatee emergenti da fosche superfici galleggianti
profonde paludi;
crème caramel, opus, opium magnum,
melancholia,
monarchi pazzi, segni d'infinito sul vetro della finestra
oltre il vetro bianco cielo di novembre
e dall'infinito e dal bianco all'infinito
giocolieri e fools, eros tanatos etc.
Immersi nell'onirica clorofilla
il padre etere, l'universa pecora,
tautologico predicato del soggetto ogni discorso,
bagnetto del cane;
dietro cortine di velluto nero
e fumo psichedelico disneyano
il vostro affezionatissimo Sardanapalo si firma
affiorando per un istante dalla non colorazione,
il vuoto,
perché in ultima analisi tutto è relativo,
suono-colore, luminoso numinoso sguardo
imperatori seduti senza nervi
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