giovedì 20 febbraio 2020

un volume che si sfoglia


Un volume che si sfoglia:
"leggere il libro come libro (e non come verità), per riconoscere questa storia non come storia sacra, ma come una diavoleria di favole, aggiustamenti, palinsesti, guazzabugli, in breve come realtà".
Invisibilmente la catastrofe di vedere si integra a quella di scriverne
'forma consistente appunto in qualcosa di scritto', vale a dire non in una storia. Soppressione di ogni tempo esterno. E se le regole altro non fossero che eccezioni morfologiche?
a memoria:
riempire lo spazio di segni è rifare il cammino del vuoto. Pochissime cose, moltissimo spirito: tale, secondo l'esatto dire di Valéry, il bisogno comune alla scrittura ed alla calcografia, lo status, vi si può aggiungere, all'insegna di un deperimento radicale di tutte le correnti nozioni di spazio. Adombramenti e discontinuità percettive, intervalli bui di nera scrittura: nessun contrasto vi restituisce figure-curva infinita che non si chiude, la moderna linea della grazia e della bellezza, che attraversa l'ignoto tramite l'ancor più ignoto e l'oscuro per mezzo di ciò che è ancora più oscuro, è per eccellenza una linea astratta: disassoggettata grammatica del suo esserci. A regime di bassissima visibilità







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