domenica 10 novembre 2019

il dieci novembre



il dieci novembre millenovecentosettantanove alle ore sedici e zero uno-
Aspetto, contro ogni senso comune, la tua venuta, fra le sedici e trenta e le sedici e quarantacinque, ben sapendo che; ma l'odio che io nutro per ogni forma di certezza fa sì che ti attenda, pur anticipando di mezz'ora l'ira per l'appuntamento, falso? Mancato? Cosa faccio ora? Sto scrivendo. Se riuscissi a scrivere che non sento la tua mancanza menterei con una perfezione davvero eccessiva.
IO ("io") non esisto più. Ma qualcosa che è vivo lo è chiedendo senza tregua di te. Con questa radio accesa e questo sigaro ormai a metà, in questa penombra, forse a Venezia per Natale, il caffè da preparare per ospiti che non verranno. Questo tempo senza possibili valutazioni, questo tempo che tornerà. Averti da parte mia come al solito creduta. Il tuo tempo senza prezzo. Ma vieni. Vieni, maledizione. Vieni ad interrompere questo stato d'assedio. Capelli come fossero vento: lontani nello spazio; ed è come se pochi infernali minuti, solo pochi infernali minuti fossero trascorsi. Andrò a milnuti, scenderò giù. Ora.

notte fra il ventuno ed il ventidue febbraio millenovecentosettantanove. La tua divina compagnia lievemente pulsa. Anche questa lettera, questo foglio, è una solitudine con tutto il suo spaventoso umorismo, con la furiosa vita di questo colore che splende. Mi giro e rigiro addosso a questa pelle perfetta sulla quale non c'è scritto niente, o meglio vi è un'epigrafe illeggibile da dichiarare che non c'è scritto niente. Non il matema scorsoio del sorgere e del tramontare, ma cicli incalcolabili su questa curva, una stella ed un'altra stella ancora danzano, come se non ci fossimo, in tutta la batitudine del non esserci, ripeto il niente registrato su quest'aria, una voce che danza, e soffi lievi, continui. Qualcosa d'un riso sfrenato ride.

sei gennaio mellenovecentosettantanove ore sedici e ventotto
Basta con cristianesimo debolezze sensi di colpa.
Vivano queste folli rocce tutt'intorno, questa bellezza dolcissima e bestilalmente aggressiva. Un libro è un pezzo di libro, ed insieme ad un pezzo di musica fumante nel gelo mi stanno scrivendo di essere un presepio pieno di canguri azzurri, di maiali verdi volanti, c'è anche un papero blu:
                blue duck
                                              in a blue note
                                        in a blue sky.
Libro folle d'ore e di sogni, angelo con te là donde sono venuto, una volta ho fatto ritorno allora dimmi come non amarti. È necessario che tu me lo dica, che tu me lo dica, sogni d'oro.


Le tesi di h in merito alla morte dell'arte sono probabilmente esatte; in luogo dell'arte vi sono ora le più varie attività destrutturanti, alcune includibili nell'estetica, che è invece vivissima, altre in niente; d'altronde la morte dell'arte è tutt'altro che la cessazione della produzione estetica, è un fatto appartenente ad un universo concettuale, è cioè un prodotto teorico con una funzione specifica; permane appunto la totalità di carattere non sommatorio degli agenti destrutturanti, cioè di quello che un tempo era detto a giusto titolo essere arte; tali agenti di destrutturazione integrale e/o parziale sono refrattari ad ogni riduzione definitoriamente intesa, e sono portatori del più puro amore - sprigionano cioè una mortalità ed una immortalità/


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