microfisica di una fiaba forse armena
attoprimo: dormi dormi bel giasone
rovesciato sul timone
fai la ninna fai la nanna
con il mostro che ti scanna
cento notti acute attendemmo il sudario della luna per
partire per Niflheim/le sacche colme solo di sale per gli
occhi altri spilli e i nostri piedi toccavano affatto.
Interludio (i): il regno inesistente dei 33 unicorni di lapislazzuli.
attosecondo: l'eroe giostrò la scimitarra dai molti silenzi e tranciò via un quadro d'aria/dentro la visione uno squarcio nero da cui occhieggiava la più notte delle notti/con cavi di tendini l'eroe fissò gli orli perché il mondo non ne fosse risucchiato
moraleattosecondo: un buco è sempre
una questione filosofica.
intermezzo (ii) 30 elefantini rosa incagliati nella tendina azzurra di un sogno - un cavallino d'avorio dalla criniera turchina a una tavola rotonda di desideri merovingi.
attoterzo: dal diario vocale del dottor benway: non la smetteva di parlare delle sue vite precedenti e delle sue collisioni con la pittografia cibernetica, c'entrammo e fu un po' come rinascere
attoquarto: giasone con perizoma attico che non copriva nulla ci condusse nei neri bordelli di Niflheim-Angrboda, madre di mostri ti poteva attorniare come il buio a poco a poco diventare la tua casa non una brutta casa ad averci il gusto dei millenni
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