scattered space(s)
& mot(h)s :
non in vista, quindi, di una ricostituzione di unità, o
riferimenti a unità.
(l’omogeneo
dell’arte dell’uomo primordiale secondo Emilio Villa; o una unificazione
attraverso l’«oscillazione pendolare» di Ulisse fra le isole, secondo la sua
lettura dell’Odissea).
semmai
[they] were
all torn – come nella scelta di Campana – e non c’è nessun «boy’s blood»
(come non c’è soggetto grammaticale).
l’arcipelago di Ulisse è ciò che è proprio perché viene dal (e si situa nel) tempo profondo (Gee),
ossia in un flusso del tutto fuori dall’umano (coste e isole del Mediterraneo).
è sé, non umano, in virtù di tempi non umani, che guardano la nostra specie
come in tutta logica si guarda un parassita.
le cose, viste dall’altra parte del microscopio, da insetti,
cambiano ma ne resta lo stato di dissipazione.
la testualità, la nube o nubifragio di scrizioni,
inevitabilmente, irreversibilmente allo stato molecolare, di non unificazione e
assoluta non-unificabilità.
il fatto che nei piccoli meccanismi del post, delle foto da
cellulare su flickr, nei milioni di gif su tumblr, si dia per tutti questa
facilità e felice agibilità della zattera minima, del riquadro (come questo,
ora) in cui moltiplicarsi già moltiplicàti, è un fatto che non è senza radici:
è anzi la dimostrazione – tramite mezzi tecnici – di questa (non solo
antropologica) dispersione e incompibilità
originaria: fattuale, appunto.
le cose possono essere raccolte e perfino “unificate” in una
architettura e “struttura”, ma restano dadi in un bicchiere. non ossa che
qualcuno, saggio antropologo, saprebbe o saprà reincollare in scheletro puntualissimo.
frammenti erano e restano.
*
la testualità non è allo stato molecolare solo come
testualità ma anche in termini di accorpamento generico, divisione in/per
generi. in parte (sparsa) va verso il segno, o verso il disegno, o verso il
linguaggio distinto da sintassi e comunicazione,
o non ha luogo, non ha vettore direzionale.
non c’è quindi nemmeno idea di tessuto-testo.
“testo” è vocabolo errante/errato. (si usa perché utile,
futile).
sono semmai scritture, scrizioni: come detto.
una grande fatica nel formare un’“opera”, un “testo”, anche
coronato da “successo critico”, è una
fatica inutile.
solo un altro dado nel bicchiere. minima agitazione: ecco, si
mostrerà un’altra faccia. delle infinite possibili (non 6, non solo).
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