domenica 19 marzo 2017

qualcosa persiste


un tribadismo senza particolari tecniche, un perpetuo sfregamento - in quanto contiene tutte le cose, sovrasostanzialmente, come in un abbraccio irrefrenabile. Infinita la nominazione, che risponde all'appello della bellezza. La nascita del moderno: quasi non si trattasse d'altro che di un'interruzione. Uno strofinarsi fra palato e gola, tertium datur, senz'altro, la lingua che lenta rotea, la dolcezza triste degli occhi socchiusi su una felicità fuor di misura - una bellezza inimmaginabile; sweet Virginia.
La nascita del moderno: un'interruzione, presumibilmente definitiva. Nessuno, dagli asili agli ospizi, che si desse da fare.
Drappi e manti dispiegati nel vuoto - vuoti essi stessi; nessun documento, ci fanno il ripieno per i gonzi. Là certi volumi si aprono: corpi indefinibili secondo geometrie canoniche - subentra, come singolarità pura, il nome sciamanico - fluida armatura o rete neuronale il ricadere sospeso delle vesti, universi di figure e segni. Il plico annunciato per telefono in un tetro pomeriggio invernale; mettere per iscritto, con grafismi sempre meno riconoscibili, un'avventura da prinicpio inenarrabile. L'unico labirinto che si possa abitare, in quelle reti senza luogo, a condizione di esservi già.




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