lunedì 13 marzo 2017

desnacer


il niente, niente in sé, osserva il niente che non sia lì e il niente che è. il niente assurdo dell'uno, il niente assurdo degli altri dall'uno, il tutto degli intelligibili, delle forme, delle copie, delle materie, il tutto dei fenomeni esemplari idest archetipi, il tutto dei simulacri e delle copie, in sperimentazioni aporetiche delle funzioni del silenzio, nel commento di damascio al parmenide, quando avvolge la totalità è limite, avvolta essa è infinita, ciò che in essa vi è di infinito è il sempre, dei principi primi xlv, europa ovunque lo stesso senso di ozio indefinito come altrove lo è il lavoro, un riferimento anche alla presunta crisi del romanzo, a cose scomparse da un pezzo, il romanzo, la crisi-affare piuttosto di cariti, chimere, ninfe, unicorni-anaximander, le cose fuori da cui..., comunque fuori sarà occorso l'avervi fatto ritorno… quale messaggio… la lettura heideggeriana, viziata da causalismi scolastici, le cose da cui - separati che cercano di congiungersi, così Artaud lesse tragicommedie sessuali di un cosiddetto stare in un cosiddetto mondo



Desnacer: vocabolo francese che significa letteralmente  dis-nascere, è  il termine usato dalla filosofa spagnola Marìa Zambrano per esprimere il concetto di memoria.  Infatti  “la ricerca del punto di partenza è il motore, la vera “causa movens” del ricordare, del rivivere per vedere; del rammentare per poter vedere. […] Ricordare è allora un dis-nascere del soggetto per andare a raccogliere ciò che in lui e attorno a lui è nato. E, nel raccoglierlo, restituirlo, se possibile al nulla, per riscattarlo dalle oscurità iniziali e dargli occasione di rinascere, perché nasca in altro modo, questa volta nel campo della visione” (Note di un metodo, p.88)


Mi è venuto naturale scrivere "disnascere" durante un mio breve cosiddetto stare in un cosiddetto mondo




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